Straordinaria giornata e svolta epocale. Al netto della narrazione del Governo frutto di uno scandaloso baratto tra la Lega e Fratelli d’Italia (da una parte autonomia differenziata e dall’altra la riforma presidenzialista), l’approvazione del ddl per l’attuazione dell’autonomia differenziata rappresenta un reale pericolo per la tenuta del nostro Paese. Non si tratta di un voto qualsiasi ma la certificazione che d’ora in avanti esisteranno due Paesi. Ci saranno le regioni più forti, a fronte di una parte del Paese (il sud e le aree depresse) che resterà inesorabilmente indietro senza questa volta avere nessuna chances di riprendersi.
Sono assolutamente d’accordo quando la nostra Segretaria nazione dice “Proseguiremo la battaglia parlamentare alla Camera, ma serve una mobilitazione forte con tutte le forze politiche e sociali che insieme a noi provino a spiegare quali sarebbero gli effetti devastanti di questa riforma sull’autonomia”.
Lo dobbiamo fare perché è in ballo la tenuta dell’unità nazionale. Ovviamente non è un problema solo di forma ma un problema di sostanza. Un tema su tutti, quello della Sanità che dovrebbe essere garantita in egual misura ed efficienza su tutto il territorio nazionale. Già oggi i divari sul trattamento sanitario in questo Paese sono drammatici. Esistono fenomeni migratori per curarsi che dovrebbero indignare. Invece si prosegue su una strada che assegna alla regioni maggiori competenze, senza peraltro prevedere stanziamenti. Cosa succederà dunque, nelle regioni più ricche la sanità privata investirà massicciamente vista l’appetibilità del mercato sostituendo di fatto quella pubblica, in quelle più povere no acuendo un divario che già oggi esiste. L’Italia necessiterebbe di una politica redistributiva che tenga conto delle differenze del paese…si sta facendo esattamente il contrario.
Allora tocca a noi l’onere di spiegare, di indicare che questa è una strada pericolosa che spacca il Paese. Non si tratta di essere contro l’autonomia, ma di questa autonomia pasticciata che ci fa ricordare l’idea secessionista della vecchia Lega.