Gli eventi per celebrare il 25 aprile ad Aosta

Tra gli eventi che si sono svolti in tutto il territorio regionale, vogliamo soffermarci su due in particolare del 24 e del 27 aprile 2023.

Nella serata di lunedì 24 aprile la Fondazione Dolchi, con il patrocinio del Comune di Aosta, ha proposto un evento con ospiti Aida e Dario Foà. Due testimoni della Shoah che nel 1938, quando vennero emanate le leggi razziali, erano bambini e che hanno subito sulla loro pelle l’orrore di quegli anni. Le testimonianze di Aida e Dario, accompagnate da Maria Pia Simonetti, moderatrice della serata, hanno colpito il pubblico presente in sala. Vi lasciamo il link con l’intervista realizzata da Fabiola Megna a Radio Proposta Aosta ai coniugi Foà, così che le loro parole possano arrivare a tutte e tutti voi.

Intervista – prima parte; intervista – seconda parte

Nella serata di giovedì 27 aprile, invece, il Comune di Aosta ha proposto l’evento “Alle origini del male. L’ordinamento criminale della deportazione” con Patrik Vesan, Roberto Calvo ed Ermanno Vitale.

(Articolo in aggiornamento)

Festa della Liberazione, buon 25 aprile

 Crisi, economica, sociale, della fiducia nella democrazia; la crisi non è democratica: coinvolge prima i fragili, aumenta le disparità, chi non ha le risorse per sopravvivere muore, chi le ha viene preso dal terrore di perderle e aumenta sempre di più la disparità fino al collasso.

È facile in queste condizioni il ripresentarsi di una tentazione ancestrale, quella della chiusura in difesa, di cedere al potere assoluto che spinge, per sua natura, verso il nazionalismo autarchico, dove la solidarietà non può trovare spazio, nemmeno quando non vi è nulla da perdere per riconoscere i diritti altrui, ad eccezione, naturalmente, dell’assolutezza della visione imposta dal potere stesso. Questo accadde alle origini del Nazismo.

Oggi si aggiunge la crisi climatica ma, oggi, abbiamo gli strumenti per comprendere la follia, l’obsolescenza, di questa visione: si tratta di una soluzione che, storicamente, ha sempre dimostrato di avere in sé stessa la propria fine già scritta, semplicemente perché propone una forma di società instabile e non sostenibile, diretta inevitabilmente verso un baratro.

Il silenzio di 60.000.000 milioni di morti lo testimonia, la Resistenza che celebriamo lo grida, e si unisce alle voci delle partigiane che coraggiosamente oggi cadono nel mondo per rivendicare i loro diritti, di chi è costretto ad emigrare dai disastri climatici, di chi lotta per i diritti e per salvare il pianeta, di chi ancora è vittima delle pulizie etniche.

La resistenza fu quanto di più lontano si possa immaginare dall’autarchia: combatterono e morirono persone di paesi e culture diverse, fianco e fianco, convinti che non esista libertà se resta qualcuno che ne è privo. La rete resistente superava le frontiere e creò la consapevolezza della necessità di realizzare l’unità politica dell’Europa in antitesi al nazismo, il ripudio della guerra e delle disuguaglianze: in questo capitolo di storia troviamo le radici della nostra cultura. La liberazione che celebriamo è il coronarsi di un percorso non solo come concatenazione di eventi ma anche e soprattutto di evoluzione sociale.

La liberazione ha soprattutto sancito una nuova scuola di pensiero, qualcosa che è nato dallo sprofondare nei baratri peggiori dell’umanità, un toccare il fondo a livello globale che ha creato suo malgrado la spinta verso una nuova consapevolezza: il valore della collaborazione, il valore dell’uguaglianza e del libero pensiero

La conoscenza della storia è lo strumento basilare per la comprensione di noi stessi, e se la memoria sopravvive e diventa istinto, la storia non può essere manipolata; non cadere nella lucida follia dei seminatori di dubbio e confusione è già oggi il primo atto di resistenza. Ogni regime si basa sulla manipolazione culturale. Il sovraccarico di idealizzazione perversa degli interessi nazionali, supportato da degna propaganda, negazionismo, manipolazione linguistica, sin dalla scuola nella più tenera età, è sempre stato un efficace mezzo di distruzione del senso di collaborazione da sostituire con lo “squadrismo”, l’interesse e la conquista.

I cittadini che rifiutarono il fascismo e crearono la resistenza rifiutarono l’induzione di pensiero e questo li portò a scoprire una nuova consapevolezza: il valore della collaborazione e della parità che scrissero nella Costituzione con un compito per la nostra repubblica: rimuovere ogni ostacolo per arrivare alla loro piena realizzazione.

A tutti, poiché per tutti è stata, buona festa della Liberazione.