Ciao Orfeo. Il ricordo di Jean-Pierre Guichardaz a un anno dal triste evento

Un anno fa, ti ricordo così caro amico Orfeo…

Ciao Orfeo, ti ricordiamo così…

Eravamo insieme, Orfeo ed io, le ore prima del suo giuramento da consigliere regionale. Ascoltavamo il dibattito per l’insediamento della nuova giunta, seduti uno accanto all’altro nel foyer del Consiglio, e ogni tanto gli davo una pacca sulla spalla per sdrammatizzare un po’, per lenire l’agitazione che, si vedeva, non lo abbandonava neanche per un attimo. Voleva mettersi la cravatta per il suo giuramento, Orfeo, anche se si sentiva soffocare da quel cappio che, mi diceva non era abituato a portare, l’avrebbe messa con gli ultimi bottoni slacciati “per il rispetto dovuto all’Aula”. Si sentiva inadeguato, com’è normale per chi intraprende un compito così importante, ma era già consapevole dell’alto ruolo che sarebbe andato a svolgere, il buon Orfeo. Ha ascoltato la relazione del neo presidente Marquis dentro l’Aula, ha giurato con la voce spezzata dall’emozione, e alla richiesta se voleva dire qualcosa si è limitato ad augurare buon lavoro ai colleghi, dicendo che ci sarebbe stato il tempo buono per lavorare e per dire le cose. Ha voluto offrirci un bicchiere di vino, a Simona e a me, velocemente, perché doveva andare al CSV per una riunione delle sue, perché Orfeo si spendeva senza soste per gli altri, per i mille sfortunati che oggi piangeranno lacrime vere, quelle dei semplici. Mi manchi già tantissimo Orfeo.

12 marzo 2017

Dal Nazionale #DirezionePD

Il coraggio di ripartire, insieme
– Intervento di Maurizio Martina in Direzione –

Credo non sfugga a nessuno di noi la delicatezza di questa Direzione e della fase nuova e dura che si è aperta dopo l’esito del voto del 4 marzo.

Sento innanzitutto il bisogno di riconoscere la scelta che il Segretario ha compiuto dopo il voto, con le sue dimissioni, e voglio ringraziarlo per questo atto forte e difficile ma soprattutto per il lavoro e l’impegno enorme di questi anni.

Sento anche il bisogno, insieme a voi, di non cercare a partire dalla Direzione di oggi scorciatoie o capri espiatori a una sconfitta netta e inequivocabile che ci riguarda tutti, ciascuno per la propria responsabilità, e da cui tutti dobbiamo imparare molto.

Sarebbe folle banalizzare quello che è avvenuto, dividendoci come fossimo tifoserie.

Sarebbe sbagliato liquidare sbrigativamente il voto e per questa ragione propongo a breve la riconvocazione della Direzione Nazionale anche con tutti i parlamentari eletti per andare in profondità nell’analisi e nel confronto fra noi per capire quello che è successo.

Il voto ci consegna un cambio di fase talmente radicale nella sua portata da non poter lasciare alibi a nessuno nel PD, così come in tutte le forze progressiste, europeiste e di centrosinistra.

Non è stata sconfitta solo una forza, la nostra. È stato sconfitto un intero campo politico e culturale.

Non ho timore a dire che si è realizzata una cesura storica tra le culture fondative della Repubblica e il Paese.

Penso che per quantità e qualità degli spostamenti elettorali avvenuti, dobbiamo fare i conti fino in fondo con un quadro che ha cambiato la prospettiva repubblicana.

E vorrei innanzitutto provare a collocare quello che è successo dentro il contesto internazionale e nel momento storico che stiamo vivendo.

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