Universal design: presentata una proposta di legge alla Camera dei Deputati

Nella giornata di mercoledì 4 giugno è stata presentata alla Camera dei Deputati la proposta di legge sull’Universal Design, scritta dal Forum Nazionale Disabilità, Diversità, Fragilità.

Insieme all’onorevole dem Marco Furfaro, alla conferenza stampa erano presenti la presidente del Forum Elisa Bortolazzi, Bintou Mia Diop, Mafalda Cocozza e Cecilia Lazzarotto (referente del Forum per l’istruzione e la Valle d’Aosta).

Il testo legislativo nasce dalla convinzione che, in una società democratica, ogni cittadino/a debba avere il diritto all’autodeterminazione, e a vivere in un Paese coeso, equo e accessibile a tutti. La proposta pone al centro la necessità di ripensare gli spazi urbani e sociali, promuovendo una nuova cultura dell’inclusione, fondata sulle relazioni umane, sulla reciprocità e sull’accoglienza.

“La disabilità non ha bisogno di compassione, pietismo o paternalismo. Ha bisogno di diritti. Di risorse. Di leggi giuste che non lascino nessuno indietro. Il cuore di questa proposta è semplice e radicale: non si tratta di adattare le persone all’ambiente, ma di progettare ambienti, servizi, strumenti e regole che siano per tutte e tutti, fin dall’origine. Questo è l’universal design. E questa è l’unica vera strada per rendere piena la cittadinanza delle persone con disabilità” ha spiegato l’on. Furfaro.

Con l’avvio della campagna nazionale per l’Universal Design, l’obiettivo è chiaro: fare in modo che questa legge non resti solo su carta, ma venga applicata concretamente in ogni luogo del Paese — dagli edifici pubblici ai servizi, dalle scuole ai trasporti — affinché l’accessibilità universale diventi realtà quotidiana.

Di seguito il link per rivedere la conferenza stampa: https://www.dailymotion.com/video/x9krvjs

Qui per il testo della proposta di legge: pdl Universal design.

Lettera del Segretario

In politica le alchimie e gli equilibri contano poco se non sono al servizio di una visione, di una linea programmatica seria e credibile. Per noi del Partito Democratico è così. Le stagioni migliori della democrazia si sono sempre costruite intorno a progetti chiari, non a sommatorie di sigle o a equilibri da bilanciare. Così come in Valle d’Aosta e nei comuni partendo da Aosta.

Ciò che serve oggi è un’idea forte di società, che metta al centro il lavoro, la giustizia sociale, la transizione ecologica, l’innovazione, i diritti civili e la difesa della scuola e della sanità pubblica. Un progetto progressista che non abbia paura di indicare una direzione e di chiedere consenso su quella.

Chi pensa che basti una buona operazione di potere o una mossa tattica per governare i processi politici si illude. Le persone chiedono concretezza, coerenza, visione. Non vogliono operazioni opache o improvvisate, ma trasparenza e serietà.

Per questo il PDVDA c’è, con le sue proposte, le sue competenze e la forza di una comunità politica che non ha mai rinunciato al confronto, ma nemmeno si è mai piegata al trasformismo. Vogliamo costruire alleanze solide, certo, ma a partire dai contenuti, dai valori condivisi, dalla responsabilità di dare risposte ai bisogni reali.

Il nostro campo si costruisce su basi solide, non su convenienze del momento. E oggi più che mai c’è bisogno di scelte nette, coraggiose, lungimiranti. Non di giochi di palazzo, ma di politica vera.

Non potremo piacere a tutti, ma siamo fatti così.

Le larghe intese non si annunciano: si verificano

Nella storia della Repubblica italiana, le larghe intese non sono mai state un punto di partenza, ma al massimo una soluzione di emergenza. Si formano quando, dopo le elezioni, il risultato delle urne non consente la nascita di una maggioranza politica chiara. In quei casi – e solo in quei casi – le forze politiche, spesso molto diverse tra loro, decidono responsabilmente di collaborare per evitare lo stallo istituzionale.

È stato così nel 2013, quando il Partito Democratico cercò la convergenza con il movimento 5S che rifiutò e il governo Letta nacque grazie a un accordo temporaneo tra centrosinistra e Forza Italia. È stato così con i governi di solidarietà nazionale, nati nel pieno di una crisi economica e sociale gravissima. In tutti questi casi, le larghe intese sono servite a garantire stabilità e continuità istituzionale dopo il voto, non prima.

Proporre oggi in Valle d’Aosta e nella città di Aosta un’alleanza indistinta e preventiva, senza un confronto programmatico, senza passare dal giudizio degli elettori, è un’anomalia. Non è una larga intesa, non è un laboratorio politico ma una confusione tra avversari e alleati che rischia di svuotare la democrazia del suo significato più profondo: scegliere, attraverso il voto, un progetto politico chiaro.

La buona politica si costruisce sulla chiarezza e sulla coerenza. Le larghe intese non si programmano a tavolino prima delle elezioni: si verificano solo quando dopo le elezioni il risultato elettorale non consente la formazione di una maggioranza chiara, oppure dopo una crisi politica. E in democrazia, il tempo delle scelte viene prima di quello dei compromessi. Per questo ci interessa un progetto politico chiaro, non ci interessa fare confusione.

Lo psicologo scolastico, le novità in Valle d’Aosta

Contrastare il disagio giovanile, prevenire il ritiro sociale, promuovere il benessere emotivo all’interno della comunità scolastica. Sono questi gli obiettivi principali del progetto “Una scuola che ascolta”, che dal prossimo settembre porterà in tutte le scuole superiori valdostane un servizio strutturato di supporto psicologico rivolto a studenti, famiglie, docenti e personale.

Il progetto, promosso dalla Sovrintendenza agli studi della Regione Valle d’Aosta, è frutto di una collaborazione ampia che coinvolge anche l’Azienda USL, l’Università della Valle d’Aosta, l’Ordine degli Psicologi e l’Assessorato regionale alla salute e al sistema educativo. Ogni istituzione scolastica selezionerà autonomamente il professionista che curerà il servizio, mentre una cabina di regia interistituzionale si occuperà del coordinamento e del monitoraggio.

Il costo dell’intervento è di 900.000 euro per il triennio, con l’obiettivo di offrire una presenza costante e accessibile in ogni scuola. È prevista inoltre la possibilità di estendere in futuro l’iniziativa alle scuole secondarie di primo grado e alle paritarie.

L’assessore regionale Jean Pierre Guichardaz ha definito il progetto “non solo un servizio, ma un’idea di scuola”: una scuola che mette il benessere al centro, che ascolta e si prende cura, che non considera la dimensione psicologica un’aggiunta, ma un pilastro dell’esperienza educativa. “Non è un servizio ideologico – ha aggiunto – ma uno strumento concreto per il benessere di tutti”.

Non si tratta di un arrivo ma di una partenza. Per rispondere sempre più alle esigenze de ragazzi e della scuola. Un intervento che guarda il futuro. 

Aggiornamenti, Comune di Aosta

Si è concluso un percorso politico in cui abbiamo creduto e in cui avremmo voluto continuare a credere.
Il Partito Democratico ha lavorato insieme al Sindaco Gianni Nuti e a tutte le forze di maggioranza con la volontà di portare un cambiamento alla città di Aosta, che finalmente abbiamo visto cambiare (un cambiamento che avrà il suo massimo splendore nei prossimi mesi/anni).
Abbiamo messo mano ai quartieri periferici, che oggi sono cantierizzati ma sappiamo che la staticità non porta a nulla, finalmente i grattacieli del quartiere Cogne verranno abbattuti (lo hanno promesso tutti in campagna elettorale, ma solo questa maggioranza lo ha fatto davvero!), abbiamo aumentato i posti negli asili nido comunali, abbiamo riaperto il teatro cittadino e il suo bar, abbiamo investito in cultura, abbiamo ridato vita a Plus (ex Cittadella), abbiamo ridato il campetto di basket al quartiere Cogne, abbiamo aperto il parco cittadino (Puchoz) prima chiuso al pubblico e oggi luogo di aggregazione, abbiamo investito nel futuro palaghiaccio e nei campi sportivi al Montfleury… si poteva fare di più, sicuramente, ma la capacità di trovare fondi e di farsi trovare pronti di questa amministrazione non sarà facile da replicare.
Adesso la situazione è cambiata, ci è stato chiesto di cambiare. Attendiamo gli sviluppi, ma di una cosa siamo certi, mai con le destre. Cambiare è un conto, sradicare e distruggere i propri principi e le le fondamenta del nostro Partito è decisamente un altro.
Noi crediamo in una città che vuole guardare al futuro, senza dimenticare la propria autonomia, ma che sappia essere al passo coi tempi con una visione progressista, senza la paura di guardare oltre. Lo abbiamo fatto fino ad oggi e continueremo a farlo con le forze politiche che hanno lo stesso desiderio di futuro e che non lasciano indietro nessuno.

Appello al voto: l’8 e il 9 giugno votiamo e facciamo votare 5 SÌ

Facciamo ancora un appello al voto per l’8 e 9 giugno. I 5 referendum sono importanti per il futuro del nostro Paese, per il futuro di ragazzi e ragazze, per tutti noi.

In questi mesi si è fatto di tutto per nascondere al Paese i referendum, ma i comitati referendari in tutta Italia non si sono fermati e hanno organizzato eventi pubblici, volantinaggi, banchetti, porta a porta. Ma sappiamo che ancora molte persone non sono sufficientemente informate, quindi vi chiediamo un ultimo sforzo. Parlate con chiunque dei referendum, accompagnate la gente a votare, invitate più persone possibili a recarsi ai seggi.

Possiamo dare voce a tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che non possono essere reintegrati sul posto di lavoro se licenziamenti senza giusta causa, ai lavoratori che vivono di contratti precari senza prospettiva, che in caso di incidente sul lavoro non possono rivendicare giustizia nel caos dei subappalti e la colpa non è mai di nessuno, ricevere un risarcimento equo in caso di licenziamento nelle piccole imprese. Infine, diamo voce a chi ancora non può averla, il SÌ numero 5 riguarda la cittadinanza, che consente di fare richiesta per averne diritto dopo cinque anni anziché dieci (come succedeva fino al 1992).

Il Partito Democratico si è espresso da subito per i 5 SÌ, adesso vi chiediamo di raccontarlo a più persone possibili. Dimostriamo a questo governo che il Paese vuole cambiare, che lavoro e persone sono importanti, che i diritti sono importanti!

L’8 e il 9 giugno andiamo a votare!

Giovedì 5 giugno ci vediamo in piazza Chanoux con gli amici e le amiche della CGIL, insieme al comitato referendario, per la chiusura della campagna.

Buon voto a tutte e a tutti!

Il Governo Meloni rischia di isolare l’Italia

In un mondo attraversato da crisi globali, l’Italia che pensa di fare da sola rischia solo di restare isolata. Le sfide che abbiamo davanti – dalla transizione ecologica alla difesa comune, dalla regolazione dell’intelligenza artificiale alla gestione dei flussi migratori – richiedono coesione, visione e scelte condivise a livello europeo. Illudersi di poter contare su improbabili dialoghi con Trump o di giocare in solitaria sulla scena internazionale significa indebolire l’Italia e mettere a rischio il suo futuro.
L’unica strada possibile è rafforzare l’integrazione europea, contribuire a costruire politiche comuni, difendere i valori democratici e lo Stato di diritto. Serve più Europa, non meno. Serve più unità, non avventure nazionaliste.
Solo così l’Italia potrà essere protagonista, non spettatrice, delle grandi trasformazioni in atto.

A tal proposito, il responsabile Economia del PD, Senatore Antonio Misiani, in una recente intervista a Repubblica:
“La premier ha coltivato l’illusione di fare da pontiere tra Bruxelles e Washington, ma le minacce di Trump hanno spazzato via questa favola. Ora la smetta di tenere il piede in due scarpe. Il punto è chi tratta. Il governo deve capire che l’Italia può stare solo da una parte, quella dell’Europa – aggiunge -. Solo stando nel campo dell’Unione possiamo difendere i nostri interessi. Non si tratta di rompere l’alleanza con gli Stati Uniti, che non è in discussione, ma di essere più forti al tavolo della trattativa indossando il vestito europeo”.
Meloni è in contatto costante con Ursula von der Leyen e sembra anche essersi riavvicinata a Macron.
La premier non è il raccordo tra Bruxelles e Washington come ha pensato di fare. Le telefonate con Trump dimostrano che non ha messo da parte l’idea di trattare da sola per conto dell’Italia. Che la trattativa bilaterale possa aiutare sul fronte dei dazi è una pia illusione. Gli incontri di Meloni con Trump e Vance si sono tradotti in photo opportunity buone solo per i social, ma così non portiamo a casa nulla di utile per il nostro Paese.
Dobbiamo stare in Europa per negoziare e allo stesso tempo predisporre un piano di sostegno per la nostra economia”.

Referendum 8 e 9 giugno: 5 SÌ

L’8 e il 9 giugno saremo chiamati ad esprimerci su cinque importanti quesiti referendari. È un appuntamento decisivo per il futuro dei diritti del lavoro e della cittadinanza nel nostro Paese. Il Partito Democratico sostiene il SÌ a tutti i referendum e invita cittadine e cittadini a partecipare, perché la partecipazione è il primo strumento per difendere e migliorare la nostra democrazia.

I temi in gioco sono concreti e riguardano la vita quotidiana di milioni di persone. Si parla di tutele per i lavoratori licenziati ingiustamente, di contrasto alla precarietà, di sicurezza nei luoghi di lavoro, di giustizia nei rapporti tra impresa e lavoratori, e di cittadinanza per chi vive e contribuisce da anni al nostro Paese. Votare SÌ significa scegliere un’Italia più giusta, inclusiva e civile.

Ecco i cinque quesiti su cui si vota:

Licenziamenti illegittimi: per abrogare le norme del Jobs Act che limitano il reintegro del lavoratore in caso di licenziamento ingiustificato.

Indennità nei licenziamenti delle piccole imprese: per eliminare il tetto massimo all’indennizzo, dando al giudice la possibilità di valutare il danno effettivo.

Contratti a termine: per cancellare la norma che consente di assumere a tempo determinato senza giustificazione per i primi 12 mesi.

Responsabilità negli appalti: per ripristinare la responsabilità solidale del committente verso i lavoratori, anche in caso di incidenti.

Cittadinanza: per ridurre da 10 a 5 anni il tempo necessario per ottenere la cittadinanza italiana per i cittadini stranieri maggiorenni residenti.

Il Partito Democratico è dalla parte di chi lavora, studia, si impegna, partecipa. Votare SÌ è un atto di responsabilità verso il futuro, un gesto concreto per cambiare in meglio le regole che governano il lavoro e la convivenza civile. Il referendum è uno strumento potente: usiamolo.

L’8 e il 9 giugno, andiamo a votare. Votiamo SÌ.

Manifestazione per Gaza a Roma, sabato 7 giugno

Sabato 7 giugno alle 14.00 è convocata a Roma una grande manifestazione nazionale per Gaza.

L’iniziativa è promossa dal Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e altre forze civiche e associative, per chiedere l’immediato cessate il fuoco e denunciare l’ecatombe in corso nella Striscia di Gaza, che ha già causato decine di migliaia di vittime civili, tra cui oltre 15 mila bambini.
La manifestazione si fonda su una piattaforma chiara e condivisa, rappresentata dalla mozione unitaria presentata in Parlamento e approvata da tutte le opposizioni. Al centro vi sono la richiesta del cessate il fuoco immediato, il rilascio degli ostaggi, il riconoscimento dello Stato di Palestina accanto a quello di Israele, la protezione umanitaria della popolazione civile e la condanna di ogni violazione del diritto internazionale.
Il corteo sarà un momento di mobilitazione collettiva per rompere il silenzio, per rifiutare ogni forma di complicità politica e diplomatica, e per chiedere che l’Italia e l’Europa tornino a esercitare un ruolo attivo e autorevole per la pace.

Il governo Meloni ha scelto di voltarsi dall’altra parte, assumendo una posizione ambigua e sbilanciata, che tradisce i valori costituzionali e il rispetto dei diritti umani.
Chi non vuole essere complice di questo massacro, chi crede nella dignità e nell’uguaglianza di ogni vita umana, è chiamato a esserci. Il 7 giugno, tutte e tutti in piazza per Gaza.

Referendum 8 e 9 giugno: andiamo a votare e votiamo Sì

Stiamo vivendo una triste pagina della democrazia, con le più alte cariche dello stato e un intero governo che invita le persone a non andare a votare. Si tratta di atti gravi, perché il voto è un diritto e nel caso dei referendum parliamo del momento più alto della democrazia partecipata in cui cittadini e cittadine possono contribuire concretamente al cambiamento.

Nel passato i referendum su divorzio, aborto e nucleare hanno fatto la differenza. Oggi come ieri è necessario andare a votare per cambiare ciò che abbiamo visto non funzione in questi 10 anni.

Sono quattro i quesiti referendari dedicati al lavoro che sosteniamo:

1. Stop ai licenziamenti illegittimi

2. Più tutele per i lavoratori delle piccole imprese

3. Riduzione del lavoro precario

4. Più sicurezza sul lavoro

Il quinto quesito invece riguarda la cittadinanza, con l’obiettivo di ridurre da 10 a 5 anni gli anni di residenza per fare domanda di cittadinanza italiana.

Purtroppo il governo, le destre, la TV pubblica stanno boicottando il referendum e se ne parla pochissimo. Per questo lanciamo un appello importante a tutti gli iscritti, simpatizzanti, sostenitori del referendum: parlate con le persone, dite che l’8 e il 9 giugno ci sarà il referendum e che è fondamentale il voto di tutti, perché serve che il 50%+1  degli aventi diritto al voto si rechino al seggio. Il contributo di ognuno può fare la differenza per il futuro di questo Paese!

Il Partito Democratico c’è e sostiene convintamente i referendum con 5 SÌ!