Il PD VdA ha aderito allo sciopero per il clima
Lo scorso 11 ottobre il PD Valle d’Aosta ha partecipato alla manifestazione organizzata dai ragazzi e dalle ragazze di Fridays for future VdA. Abbiamo accolto l’invito dei giovani valdostani ad aderire allo sciopero e alla manifestazione.
L’urgenza di intervenire sul rispetto del nostro pianeta e la necessità di arginare i cambiamenti climatici non sembra essere così forte come qualche anno fa, ma i giovani continuano a percepire questo come un problema serio e imprescindibile. Il sostegno del Partito Democratico è importante e vuole essere un impegno per il futuro della comunità valdostana e non solo. L’impegno del nostro partito a livello nazionale ed internazionale sulla transizione ecologica è chiaro: la transizione ecologica non è un lusso, ma una necessità e un piano sociale contro le diseguaglianze.
E’ importante non dimenticare le alluvioni che hanno colpito la nostra regione questa estate, in particolare Cogne e Cervinia. La nostra regione è intervenuta tempestivamente per aiutare le comunità locali, ma una riflessione sulle cause è inevitabile. Non si può negare che fenomeni così importanti e frequenti sono la conseguenza dei cambiamenti climatici e che intervenire con politiche mirate è più che mai necessario. Non perché ce lo chiede l’Unione Europea, ma perché comprendiamo che il fenomeno non è isolato e sporadico, ma globale e sempre più frequente. I primi campanelli di allarme arrivano proprio dalle nostre montagne e dai nostri ghiacciai, sempre più ridotti. Questo non solo è impattante dal punto di vista paesaggistico, ma significa che le temperature sono sempre più alte (non bastano un inverno nevoso o un’estate fresca per negare che le temperature globali siano in crescita). Un’altra conseguenza è la mancanza di risorse idriche, non possiamo dimenticare che la maggior parte dei nostri torrenti sono di origine glaciale. Poniamo una semplice domanda: se dovessero scomparire i ghiacciai? Ecco, siamo convinti che per dare risposte concrete e credibili sia necessaria lungimiranza. Non sono sufficienti i termini delle singole legislature. Serve essere consapevoli che le azioni di oggi magari saranno tangibili fra più legislature e questo lo dobbiamo ai giovani della nostra comunità e di tutto il mondo.
Il consiglio regionale ha incontrato l’On. Luciano Violante
Riportiamo di seguito una lettera del capogruppo Paolo Cretier:
Sabato 12 ottobre 2024 ho avuto occasione di partecipare assieme al collega Guichardaz Jean Pierre, all’incontro organizzato dal Celva a Cogne con l’On. Violante Luciano Presidente Emerito Camera dei Deputati, una sala piena di Sindaci, qualche rappresentante del Governo Locale, qualche Consigliere
Regionale e molte autorità, sapientemente moderato dalla Rettrice dell’Univda.
Peccato che non ci fosse un giornalista presente per raccontare meglio di
me alcuni passaggi importanti.
Ho molto apprezzato, come tutti i presenti, il pensiero politico, l’impegno Parlamentare e Amministrativo e la grande umanità e semplicità, che ci ha trattenuti amabilmente per due ore, intervallando l’attività politica, le relazioni parlamentari, facendo qualche accenno al difficile periodo del terrorismo essendo stato un giovane Magistrato ancora prima di essere un eletto.
Riporto solo alcuni passaggi secondo me importanti che riguardano temi
attuali di politica di adesione ad un partito a cui faccio anche io riferimento.
In premessa ha voluto esplicitare il suo rapporto con gli avversari politici,
secondo Violante bisogna, fare uno sforzo per capire la posizione di chi
non condivide il nostro pensiero. Un’idea forte ma che prescinde dal
rispetto reciproco, perché quando si è eletti si ha raccolto in qualche modo
la fiducia degli elettori. Poi l’attività e il posizionamento accendono lo
scontro nell’agone politico in Consiglio e in Parlamento. A difesa delle
posizioni politiche nell’arco costituzionale.
A proposito di Presidenzialismo, ha ricordato che non può funzionare nel nostro specifico sistema democratico, Violante ha detto che solo l’Italia che ha un Presidente della Repubblica e la Spagna forte della presenza del Re, hanno
un garante al di sopra delle parti, mentre i sistemi degli Stati Uniti e della
Francia non hanno un arbitro che protegge l’ordine costituzionale e quindi
non sono garantiste ed esprimono un potere egemone pericoloso.
Sull’Autonomia differenziata brevemente Violante ha richiamato un
esempio emblematico, il costo di una terapia anti tumorale a Roma costa
600 euro e a Torino è gratuito, una disparità incomprensibile e iniqua per i
rispettivi cittadini. Il rischio di autonomia, così proposta è piuttosto confusa e la Destra vorrebbe applicare subito, questa rischia di rendere ancora più evidenti le differenze tra il Nord e il Sud invece che livellare in modo serio un tema importante come la sanità. Questa una conferma importante.
Per i giovani, Violante pensa che, sono mancati i grandi Maestri Politici che negli ultimi decenni sono stati il faro per attrarre le nuove generazioni.
E ancora, bisogna, rifare della seria formazione politica e creare una classe
dirigente che coinvolga la base a tutti i livelli, creando un interesse maggiore che potrebbe riportare la gente seriamente al seggio.
Infine, il Presidente Emerito, ha fatto i complimenti alle istituzioni locali per il grande lavoro concluso con somma urgenza per i lavori post alluvione del 29 giugno 2024, collegando Cogne al resto della Valle d’Aosta, rimettendo in moto l’economia locale.
Aosta Pride, perché è importante scendere in piazza per i diritti
“Il Pride non serve”; “Tutti abbiamo gli stessi diritti, non dobbiamo aggiungerne a una nicchia”; “Usiamo i soldi pubblici per aiutare le famiglie”.
Queste sono solo alcune delle affermazioni apparse sui social in questi giorni dopo la seconda parata dell’Aosta Pride.
Proviamo a fare chiarezza. Pensare alle famiglie significa pensare a tutte le famiglie siano esse di coppie etero o arcobaleno, o di altro tipo. Non esiste una sola tipologia di famiglia. Il sostegno pubblico del comune di Aosta non è esclusivo per la parata, ma ha obiettivi culturali. Le tre settimane del Pride 2024 hanno visto un calendario ricco, da spettacoli teatrali, alla presentazione di libri, laboratori per bambini, momenti di riflessione e approfondimento che hanno coinvolto oltre 1500 persone.
Perché parlare di diritti è fondamentale? Perché non tutti abbiamo gli stessi diritti, cerchiamo di fare degli esempi. Matrimonio e unione civile non sono la stessa cosa, il primo riservato solo alle coppie eterosessuali e la seconda alle coppie omessuali che a differenza delle prime non possono adottare. Aggiungiamo l’approvazione della legge che definisce la gestazione per altri come reato universale dei giorni scorsi volta a colpire non solo la libertà delle donne di decidere del proprio corpo, ma anche la possibilità di alcune coppie di avere dei figli (a meno che tu non sia Elon Musk, a lui tutto è concesso perché amico del Governo Meloni). Vi invitiamo a leggere l’approfondimento de L’Espresso di un paio di anni fa, ma ancora attuale per comprendere perché i diritti non sono uguali per tutti (https://lespresso.it/c/politica/2022/6/10/diritti-lgbt-tutte-le-leggi-che-mancano/38311).
Insomma oggi parlare di diritti serve, farlo al Pride consente una partecipazione ampia, allegra, colorata e soprattutto collettiva in cui tutti e tutte sono in piazza con il solo obiettivo di parlare di diritti. Supportare le persone omosessuali senza lasciarle nell’ombra, non farle sentire isolate, significa creare consapevolezza nella comunità, contribuendo anche a evitare fenomeni di discriminazione purtroppo presenti in tutto il Paese, che ad oggi non ha una legge contro i crimini d’odio, nonché un adeguamento del diritto penale al reato d’odio omotransfobico.
Lettera del Segretario: ci vediamo al Pride
Donne Democratiche: il linguaggio inclusivo
Focus su… Linguaggio inclusivo
In un mondo che evolve rapidamente, anche il linguaggio deve adattarsi.
Il concetto di linguaggio inclusivo è emerso come una risposta cruciale alle crescenti esigenze di rappresentazione e rispetto per tutte le identità di genere. Non si tratta solo di un cambiamento superficiale, ma di una vera e propria rivoluzione culturale che coinvolge individui, istituzioni e aziende. Negli ultimi anni, la consapevolezza riguardo all’importanza di un linguaggio non discriminatorio è aumentata significativamente. Studi dimostrano che le parole possono influenzare le percezioni e le relazioni tra le persone. Utilizzare un linguaggio inclusivo significa riconoscere e rispettare la diversità, contribuendo a un ambiente più equo e accogliente.
Il linguaggio inclusivo non si limita a sostituire termini sessisti con alternative neutre. Esso invita a riflettere su come le parole possano perpetuare stereotipi e discriminazioni. Secondo Vera Gheno, linguista e sostenitrice del linguaggio inclusivo, “le parole che usiamo formano la realtà che ci circonda. Cambiare il nostro modo di comunicare è il primo passo per cambiare il modo in cui pensiamo“.
Aziende e istituzioni stanno iniziando a riconoscere l’importanza di adottare politiche linguistiche inclusive. Molte organizzazioni hanno introdotto linee guida per il linguaggio inclusivo nei loro documenti ufficiali e nelle comunicazioni interne, incoraggiando l’uso di formule neutre e rispettose. Anche il mondo accademico sta seguendo questa tendenza: corsi e seminari sul linguaggio inclusivo sono diventati sempre più comuni nelle università. Tuttavia, non mancano le resistenze.
Alcuni critici sostengono che l’adozione di un linguaggio inclusivo possa risultare forzata o complicata. Ma i sostenitori ribattono che non si tratta di una questione di semplificazione, ma di giustizia sociale. Un linguaggio che include tutti è un linguaggio che riconosce e celebra la pluralità delle esperienze umane. In questo contesto, le istituzioni scolastiche hanno un ruolo fondamentale. Educare le nuove generazioni a un linguaggio rispettoso e inclusivo può contribuire a costruire una società più equa. In molte scuole, si stanno già introducendo programmi che promuovono la consapevolezza linguistica, incoraggiando gli studenti a utilizzare un linguaggio che rispetti ogni identità.
In conclusione, il linguaggio inclusivo non è solo una moda passeggera, ma un passo necessario verso una società che riconosce e valorizza le differenze. Le parole hanno un potere immenso e, cambiando il modo in cui parliamo, possiamo trasformare il mondo intorno a noi.
È tempo di abbracciare questa sfida: il futuro è inclusivo.
Legge elettorale: evento “Politica: singolare femminile”
Il Partito Democratico ha partecipato all’evento organizzato dalla Consulta regionale per le Pari Opportunità il 12 settembre 2024 “Politica: singolare e femminile”.
Tra gli interventi vogliamo focalizzare l’attenzione sui dati presentati dall’assessora Clotilde Forcellati relativi alla rappresentanza di genere nelle istituzioni.
A seguito della legge elettorale dei Comuni della Valle d’Aosta del 1995 che ha introdotto la possibilità di esprimere più di una preferenza, arrivata a una modifica sostanziale nel 2015. La legge regionale 19 gennaio 2015 n.1 prevede che “ogni elettore può esprimere preferenze, limitatamente ad una sola lista, per un numero di candidati non superiore a tre. Nel caso di espressione di tre preferenze, almeno una deve riguardare candidati di genere diverso, pena l’annullamento dell’ultima preferenza”.
Questo ha portato a un notevole cambiamento nei comuni della nostra regione, che grazie alla modifica di questo comma, ha visto un’aumento in percentuale significativo delle donne elette. Se nel 1995 le donne elette erano il 16,13%, con le elezioni del 2015 la percentuale è salita 36,91%.
Questa legge ha fatto la differenza perché sono aumentati la sensibilizzazione e il sostegno per le candidature femminili, sono stati avviati programmi di sensibilizzazione e formazione specifici per donne interessate alla politica e perché è in atto un cambiamento culturale.
Biagio Fresi: il ricordo del Segretario
Caro Biagio,
a nome di tutti volevo subito dirti una cosa. Siamo qui tristi, impreparati, assolutamente inermi dal punto di vista emotivo perché di non vederti più non era contemplato. Per cui, in tutta onesta sarà dura e sarà complessa.
Quando si chiede di fare un ricordo di qualcuno che ci lascia, si tenta sempre di fare un elenco delle cose fatte. Un elenco per lo più asettico e impersonale. Oggi non sarà così, perché ti conosco e ti conoscono tutti molto ma molto bene e sappiamo tutti le cose importanti che hai fatto nella tua vita.
E allora oggi parliamo di te, del lato umano che ci mancherà tremendamente.
Siamo però sicuri che con il tuo sorriso contagioso, la tua ironia e con la tua voglia di vivere non apprezzeresti queste facce plumbee e quindi andiamo avanti, con il dolore nel cuore, ma provando ad avere anche un mezzo sorriso.
D’altronde un altro tuo lato caratteristico era l’essere positivo, immaginare che si potesse sempre migliorare, anche nei momenti complessi. Lo facevi quotidianamente al partito, luogo per te essenziale così come la tua famiglia. Abbiamo passato assieme una vita di partito e io non ricordo che sia sempre stata facile.
Ma anche nei momenti difficili non mancava mai e dico mai la tua capacità di trovare un elemento positivo su cui investire e in cui credere. In questi giorni con Tina abbiamo anche un po’ sdrammatizzato. Ogni tanto Tina ti diceva che la tua vera famiglia era il partito. Ce lo siamo sentiti dire tanti di noi questa frase, ma sono sicuro che tua moglie, la tua compagna di una vita te lo dicesse perché ti vedeva stanco e preoccupato e non per rimproverarti. Perché il tuo impegno sociale non poteva scindersi dalla tua vita. L’impegno nel sindacato, nella camera del lavoro di Milano, nell’amministrazione comunale di Chatillon e soprattutto nel partito. Una vita nel partito. In estrema sintesi potremmo direi da Enrico Berlinguer ad Elly Schlein, passando da mille personaggi di grande spessore che hai conosciuto e che ti hanno apprezzato.
Al partito ad Aosta il tuo ufficio è li, chiuso e lo apriremo assieme, senza fretta e con la delicatezza del caso.
Devo dire che il tuo senso di appartenenza al partito ha per me e per noi ancora oggi dell’incredibile. Un impegno non fideistico, perché quando c’era da criticare non ti sei mai tirato indietro, ma sempre pensando che quella comunità fosse la tua casa. Tutti i giorni in macchina a Verres, poi il treno fino ad Aosta, poi la passeggiata in via de Tillier con un buon caffè e poi al partito. Tutti i giorni, fino a poco tempo fa. Per non parlare poi delle feste dell’unità, delle campagne elettorali ed in ultimo la raccolta firme contro l’autonomia differenziata. Anche negli ultimi tempi, quando le condizioni fisiche non te lo permettevano non mancava mai una chiamata per dire: scusa ma oggi non posso venire.
Sei stato sempre in prima fila, e mai per te, ma sempre per il gruppo, per il partito, per la comunità. Per te questo non era oggetto di discussione si parlava di comunità e mai dei singoli. E da questo punto di vista abbiamo tutti da imparare. Occuparsi del mondo del lavoro, occuparsi del quotidiano complesso delle persone nella speranza di un mondo migliore, più equo e più accogliente. Un mondo di e per tutti.
Sono stati 79 anni intensi. Avremmo voluto festeggiare gli 80 assieme ai tuoi parenti che sono arrivati dalla Sardegna che voglio ringraziare ed abbracciare, ed invece siamo qui oggi. Un peccato ma vivremo non con il ricordo, ma del ricordo. Non saremo nostalgici, ma andremo avanti con te al tuo fianco. Faremo nostri i tuoi insegnamenti. Biagio credici non ti dimenticheremo, non dimenticheremo i tuoi parenti, non dimenticheremo le tue parole.
Infine grazie, grazie per aver condiviso con noi la tua vita, grazie per averci insegnato molto. Grazie per averci insegnato ad essere risoluti. Una tenacia in positivo. Un mix di Sardegna e Valle d’Aosta, terre che amavi, terre toste, per certi aspetti molto simili.
Fai buon viaggio caro Biagio. Chi dice che nella morte ci sia qualcosa di definitivo sbaglia. E non è un problema di fede o non fede, ma si deve fare riferimento a cosa resta. Ai ricordi, agli insegnamenti, ad un’idea di mondo che ti piaceva e che ci piacerà ancora. Ci mancherai tanto, non sarà facile. Ma qualche decennio passato assieme a tanti di noi non svanisce. Resta e si rafforza, perché le idee e gli ideali non muoiono, ma insegnano e ci indicano il futuro. Caro Biagio ora ti lasciamo andare per davvero. Sei stato un amico sincero e leale. Una persona di cui fidarsi. Mancherai a tanti, ma soprattutto a Tina, a tuo figlio Andrea con Nicole e Veronica, ai tuoi fratelli Giovanni, Ilario, Francesca e Domenica con le rispettive famiglie, ai cognati Paolo, Marco, Stefano e Gabriella con tutti i famigliari e ai figliocci Raphael e Daniele, a cui ci stringiamo tutti e a cui dedichiamo un pensiero particolare.
Ciao Biagio.
Giulio Fiou: il ricordo di Piero Ferraris
Non è facile ricordare Giulio Fiou che ha dedicato la sua vita alla politica senza per altro trascurare di coltivare altri importanti interessi.
Giulio si diploma al liceo artistico a Torino negli anni ’60 in seguito ha frequentato la scuola Cogne e, per un breve periodo, ha lavorato presso la stabilimento siderurgico di Aosta. Successivamente ha intrapreso la professione di insegnate di materie artistiche.
Innanzitutto Giulio era un valdostano, un valdostano di sinistra ispirato ai valori di libertà, eguaglianza, giustizia sociale e difesa dei più deboli, valori non desueti da rivitalizzare. Giulio si distingueva per un forte radicamento alla sua terra di origine accompagnato dalla consapevolezza della necessità di rafforzare l’autogoverno della Valle d’Aosta. Autogoverno da non intendersi come chiusura nei confini della regione, ma come capacità di confrontarsi con le dinamiche di un mondo in forte cambiamento.
La sua storia personale lo ha visto coinvolto ai massimi livelli nella CGIL, nel partito (PC, PDS, DS, PD) nelle istituzioni in qualità di sindaco di Aosta e di consigliere regionale.
È stato sindaco di Aosta dal 1992 al 1995, prima delle elezioni diretta dei sindaci quando il ruolo di sindaco era ancor più difficile a causa di ricorrenti instabilità di governo. In quegli anni c’è stata la realizzazione dell’ accordo di programma tra la Regione ed il Comune di Aosta che ha ridisegnato l’area Cogne, tutto ciò caratterizzato da un forte impegno per difendere l’autonomia nelle scelte del comune di Aosta difronte ad una regione spesso dominata da tendenze accentratrici.
Giulio si è caratterizzato come una personalità complessa e originale, unica per certi versi nella sinistra valdostana. Penso alla sua capacità di analisi, alla capacità di dialogo con le forze politiche, alla sua preparazione personale, alla sua lungimiranza e rettitudine morale, al suo costante impegno nel mettere l’interesse generale al centro dell’azione politica.
L’attività politica di Giulio era sostenuta della convinzione che per lo sviluppo della Valle d’Aosta e per un rafforzamento dell’autonomia e dell’autogoverno fosse fondamentale un collaborazione tra le forze della sinistra e le forze autonomiste, il PC prima e i Democratici di Sinistra poi e l’Union Valdotaine.
Tutto ciò in un rapporto di parità e non di sudditanza tra forze politiche, questo va sottolineato con forza. Evitare lo spostamento a destra dell’UV e del quadro politico valdostano è stata una preoccupazione costante di Giulio consapevole che questo avrebbe comportato una peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle categorie più deboli e svantaggiate.
Gli anni dal 1998 al 2008 sono stati un periodo di straordinarie riforme economico sociali che non ha avuto eguali negli anni successivi e Giulio ha partecipato attivamente a questa stagione di riforme( acquisizione e riconversione aree industriali – Cogne e Ilssa Viola – nascita CVA, elezione diretta dei sindaci, autonomia finanziaria dei comuni, norme in materia di urbanistica).
Giulio ed altri come lui erano convinti che una sinistra estremista e protestataria, incapace di proposte e di mediazione politica, non avesse la capacità di incidere nella politica regionale.
Giulio non ha mi inteso la politica come chiusura nei confini regionali ed è sempre stato attento a quanto avveniva al di fuori della nostra regione e del nostro paese. Era un convinto federalista ed ai principi del federalismo ha ispirato la sua azione politica. Insomma Giulio è stato un riformista di sinistra convinto delle proprie idee e coerente nei propri comportamenti.
Giulio era una persona disponibile, espansiva, attenta agli altri e con un forte senso dell’ospitalità. Intendeva il partito come una comunità in cui condividere ideali e responsabilità ma anche momenti di convivialità.
La sua casa e la sua cantina erano sempre aperte per un incontro conviviale ed una discussione politica.
Giulio non si occupava solo di politica. Aveva molteplici interessi e tra questi l’amore per l’arte e le cose belle derivante anche dalla sua formazione scolastica. Per dare risposta alla sua grande passione di vigneron con il fratello realizzò una caratteristica cantina nei sotterranei della sua casa, cantina che nel tempo è diventata luogo di incontri con amici e compagni ed occasione di indimenticabili veillà di Sant’Orso.
Vorrei ricordare infine il forte legame con la sua famiglia. Giulio è stato un “grande papà ed un grande uomo” come affermano orgogliosamente i sui figli Carla ed Andrea.
Giulio ci mancherai, mancherai ai tuoi cari e a tutti noi.
Ciao compagno Giulio
Ciao compagno Biagio!
Caro Biagio,
Facciamo fatica a trovare le parole e le forze per provare ad accettare la notizia. Hai lasciato un vuoto immenso in tutte e tutti noi.
Ricevere questa notizia ci ha disorientati, lasciati senza parole.
La tua presenza costante e attenta, sempre, anche quando la malattia ti toglieva le energie. Per noi, per il Partito c’eri sempre.
Con te se ne va un pezzo di storia del Partito, ma per noi ci lascia soprattutto un amico sempre pronto a sorridere e a lottare per una società più giusta!
Ciao compagno Biagio!
Tutto il Partito Democratico si stringe intorno al dolore della famiglia