Giornata della Memoria – 27 gennaio

Giornata della Memoria
Famiglia di Edith Bruck quando viveva in Ungheria

Nel 2000, cinque anni prima del riconoscimento internazionale deciso dall’ONU, nell’Italia dei Presidenti Carlo Azeglio Ciampi e Giuliano Amato, il Parlamento Italiano approva la legge 20 luglio 2000 n. 211 le cui finalità sono ben evidenziate dagli articoli 1 e 2:

Art.1 “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Art.2 “In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”. 

Di questo evento terribile e inumano esistono molte testimonianze di persone sopravvissute che in varie forme hanno raccontato l’immensa e devastante tragedia che hanno subito, contribuendo al ricordo e alla condanna di quell’esperienza terribile con autobiografie, romanzi e saggi che poi si sono trasformati in film e documentari, in incontri pubblici di testimonianza, due soli nomi per rappresentarli tutti Primo Levi e Liliana Segre.

Per il Giorno della Memoria del 2023  proponiamo  la testimonianza  di Edith Bruck: Il pane perduto, libro che racconta la sua terribile esperienza di piccola ebrea ungherese che viveva in un villaggio chiamato “sei case” e che assiste in quel piccolo mondo all’inspiegabile sviluppo dell’odio nei confronti degli ebrei e poi alla tragica  esperienza dei campi di sterminio e dopo come sopravvissuta, alle difficoltà di un ritorno ad una vita normale,  alle incomprensioni nel rapportarsi con chi non ha vissuto una tragedia così crudele, al tentativo di una vita in Israele e infine l’approdo in Italia.

Edith Bruck  oltre ai tanti lavori fatti nel prosieguo della sua vita in Italia  è diventata scrittrice, poetessa e nella vita moglie di Dino Risi, poeta e conosciuto regista italiano.

Anche Edith Bruck ha scelto di raccontare nelle scuole la sua esperienze nei campi di sterminio, riportiamo  un  estratto della lettera a Dio che conclude  suo libro :

Ti prego, per la prima volta ti chiedo qualcosa. La memoria, che è il mio pane quotidiano, per me infedele fedele, non lasciarmi nel buio, ho ancora da illuminare qualche coscienza giovane nelle scuole e nelle aule universitarie dove in veste di testimone racconto la mia esperienza di una vita. Dove le domande più frequenti sono tre: se credo in Te, se perdono il Male e se odio i miei aguzzini. Alla prima domanda arrossisco come se mi chiedessero di denudarmi, alla seconda spiego che un ebreo può perdonare solo per se stesso, ma non ne sono capace perché penso agli altri annientati che non perdonerebbero me. Solo alla terza ho una risposta certa: pietà sì verso chiunque, odio mai, per cui sono salva, orfana, libera e per questo Ti ringrazio nella Bibbia Hashem, nella preghiera Adonai nel quotidiano Dio.”

Lascia un commento